Successivamente assunse rinnovata importanza in quel di Padova nel 1231, per intercessione del frate Antonio, (che oggi è venerato come santo protettore della città) il quale riteneva spropositato condannare i debitori al carcere perpetuo. Pertanto si optò per la Pietra del vituperio, che è un sedile in pietra conservato ancora oggi presso il Banco della Ragione. Lì il condannato doveva calare le braghe e battere tre volte il sedere nudo sulla pietra dicendo “Cedo bonis” cioè “Cedo tutti i miei beni”. Da ciò il detto “restare in mutande” e “andar del culo”.

E’ un tipo di pena che fu applicato in molte parti d’Italia.

Anche in Piemonte troviamo numerose notizie di questa pratica. Così come ad Aramengo (in provincia di Asti) che fu per lungo tempo luogo di confino e soggiorno obbligato per i condannati di reati relativi al patrimonio, principalmente i fallimenti. Ecco il detto “andé a ramengo”

A Torino la pietra del vituperio era posta nei pressi della contrada di Dora Grossa, oggi Via Garibaldi.

A Canale era sull’angolo di Via Mombirone con Via Roma, detto ancora oggi dagli anziani: “canton dřa Ciapa cativa”, cioé dove il condannato batteva le “ciape”.

Il termine “pietra del vituperio”, tradotto in piemontese in senso ironico, è diventato “Peřa culeřa”.

Il tempo di Carnevale non poteva che essere il più adatto per una rievocazione storica in chiave umoristica, che la Pro Loco e i suoi attori vogliono offrire ai Canalesi con l’augurio di buon divertimento.